La gestione di un servizio 0-6 richiede non solo competenza ma anche una profonda sensibilità nei confronti delle esigenze dei bambini, delle famiglie e del team educativo che lo frequenta. L’adozione della logica dei bisogni può portare a cambiamenti notevoli e duraturi ma ciascuna coordinatrice trovare la sua cifra stilistica in coerenza con la propria filosofia pedagogica. Vi riporto in questo articolo alcuni passaggi chiave di diverse coordinatrici che hanno incontrato il B.E.M. quasi come se fossero parte di un unico grande processo trasformativo.

“Iniziare ad adottare la logica dei bisogni ha significato guardare oltre le procedure standard e abbracciare l’individualità di ciascun bambino,” ha condiviso una coordinatrice di un asilo nido che ha recentemente adottato il B.E.M. . Questa consapevolezza nello svolgimento del proprio ruolo avvia processi trasformativi.

Mai come oggi la figura di coordinamento nei servizi 0-6 sia privati che statali non può essere trascurata. Intorno ad essa si muovono idee, relazioni, stili educativi. Certamente siamo in un periodo storico dove occorre garantire e tutelare maggiormente questa funzione, tanto nel privato quanto nel pubblico. Da essa dipende in modo sostanziale la qualità erogata dell’intero servizio.

La situazione iniziale nei servizi che avvertono questo desiderio di rinnovamento è abbastanza comune: sono servizi piuttosto ben organizzati ma con la possibilità di alzare il tasso di sensibilità pedagogica verso le esigenze individuali di tutte le persone presenti. Alzare la qualità pedagogica vuol dire soprattutto alzare la qualità della propria “presenza educativa”. Con essa si modificano le competenze relazionali messe in atto, i livelli di osservazione, la visione dello spazio e le proposte progettuali. Spesso quando introduciamo la logica dei bisogni le frasi che sentiamo sono: “adesso abbiamo una modalità di vedere e sentire quello che non riuscivamo a identificare… è come avere tolto un sacco di nebbia… possiamo costruire un intervento educativo andando veramente alle questioni essenziali di ogni bambino e di ogni genitore… persino lo spazio e il setting incidono sui bisogni, è un modello totale”.

Con l’introduzione del B.E.M., le coordinatrici in primis, iniziano a rivedere l’approccio educativo, la relazione con la famiglia, il modo di osservare, le scelte progettuali e la relazione con spazio-materia-materiali.

Vygotsky affermava: “L’educazione non è quello che il docente trasferisce, ma è una serie di connessioni che si creano nel pensiero del bambino”. Noi siamo le connessioni che creiamo. Dentro e fuori di noi.

“Questa visione che porta il B.E.M. ci spinge a riconsiderare la nostra pratica educativa”, dice un’altra coordinatrice che ha partecipato all’Accademy.

Riportando alcuni dialoghi diretti: “Dobbiamo rendere il nostro asilo nido un luogo dove ciascun bambino possa crescere e sentirsi accolto come persona unica… possiamo essere presenti con gesti semplici che raccontano la nostra specificità… “. I team iniziavano a raccontarsi questa nuova visione, coinvolgendo attivamente i genitori ma anche i bambini stessi, creando di fatto una nuova transizione verso un approccio centrato sui bisogni delle persone.

Con la nuova prospettiva, una coordinatrice ha introdotto cambiamenti significativi nell’ambiente educativo dell’asilo nido da lei gestito, soffermandosi sull’integrazione  fra B.E.M. e uno dei concetti cardine di Maria Montessori: “Aiutami a fare da solo”. Promuovere l’indipendenza e l’autonomia dei bambini, ma anche quella delle educatrice nello scoprire soluzioni educative, incoraggiandole nella loro espressione creativa attraverso il gioco libero e attività personalizzate. Alcune di loro, stavano iniziando a progettare un servizio considerando soprattutto i tre bisogni trasversali e ponendo un nuovo accento su quello che noi chiamiamo Gioco-Interesse. Sappiamo dell’importanza del gioco ma passare a considerarlo come bisogno vuol dire accedere ad un livello di consapevolezza differente. Il gioco di solito viene visto solo come strumento, come mezzo e non come bisogno. Parlare di gioco-interesse come bisogno vuol dire considerare l’effetto emotivo-relazionale se questo non fosse per vari motivi accolto. Cosa succede nei nostri servizi quando il bisogno di gioco-interesse viene trascurato? Quali comportamenti disfunzionali si manifestano? Come incide questo bisogno sul bisogno di contenimento (altro bisogno trasversale)?

LA MIA SCUOLA COME E QUANTO CONSIDERA IL BISOGNO DI GIOCO_INTERESSE? Cosa predisponiamo per il loro interesse? come raccogliamo il loro interesse? Come lo rilanciamo? Quanto tempo dedichiamo agli interessi? Oddio e i nostri interessi ci sono nella scuola?

Il cambiamento è stato evidente. “Sono stati momenti illuminanti, parlarsi, ascoltarsi di quali e quanti interessi stavamo trascurando, quanto non-vediamo l’interesse che il bambino esprime continuamente davanti ai nostri occhi. D’altronde come disse Jean Piaget: “Il gioco è la forma più alta di ricerca.”

L’applicazione della logica dei bisogni ha trasformato questi servizi, trasmettendo un messaggio dove l’ambiente se si apre ai bisogni incontra una nuova forma di sensibilità. Ogni bambino porta con sé un mondo di possibilità, questo non dobbiamo mai dimenticarlo perché alla fine sta a noi decidere se aprirci o chiuderci a questa possibilità.

Suggerimenti per l’implementazione della logica dei bisogni nelle Istituzioni educative

  • “Il bambino non è solo un essere che gioca, è anche un essere che pensa, un essere che ama, un essere che desidera” – F. Froebel. Educare il team sull’importanza di un approccio centrato sui bisogni vuol dire ricongiungersi con l’amore per la pedagogia, per la scuola, la quale rischia di smarrirsi in una cultura razionalistica.
  • “La conoscenza dell’educazione inizia con l’osservazione dei bambini.” – Maria Montessori. Osservare attentamente i bambini per comprendere le loro esigenze vuol dire aiutarsi a conoscere la persona che ho davanti a me per realizzare con lui la miglior scuola possibile. Nessuna scuola si può pienamente realizzare senza il protagonismo degli educandi
  • “Ogni bambino è un artista, il problema è rimanere un artista quando cresci.” – Pablo Picasso. Adattare le attività educative alle esigenze specifiche di nutrimento e di crescita ciascun bambino, offrendo un ambiente più inclusivo e stimolante.

L’esperienza di queste coordinatrici dimostra chiaramente il potenziale trasformativo per chi abbraccia la logica dei bisogni.

Se vuoi approfondire la conoscenza dei Bisogni Universali (B.E.M.), ti suggerisco questi 3 step:

  1. Candidati per entrare a far parte della prossima Accademy sui bisogni: https://forms.gle/NnUGUN4VmJ37bW7J6
  2. Iscriviti a una delle Accademy B.E.M., dei percorsi formativi online, dedicati a diversi profili professionali (potrai apprendere il B.E.M. in modo esperienziale, interattivo, personalizzato, e ottenere una certificazione internazionale IPHM).
  3. Puoi richiedere un colloquio con me attraverso questo link: https://bit.ly/3YY1DRP

Spero che questo articolo ti sia piaciuto e ti sia stato utile. Se hai domande, commenti o feedback, non esitare a scrivermi. Ti auguro una buona crescita ed evoluzione! Cerca di stare connesso ai tuoi bisogni e alla tua anima, sempre!

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