L’educazione è sensibile? Il B.E.M. ci aiuta a nutrire questa sensibilità?
Parto dalla prima domanda. E’ una domanda forte. Scelgo di accostare al termine educazione questo aggettivo fra i tanti che potremmo accostare. Il termine “sensibile” appartiene all’ambito della percezione dei sensi, quindi ci porta sia ad una sfera del concreto, della corporeità, della fisicità delle cose, sia ad una sfera più meta-fisica, spirituale, come la bellezza. L’educare, come gesto intenzionale, in questo senso appartiene ai sensi, che ci permettono di cogliere, percepire, l’esigenza dentro di noi e dentro l’altro ed allo stesso tempo richiede una sintonia con la bellezza del gesto stesso. Cioè potremmo dire che grazie a quanto percepisce l’adulto delle esigenze del figlio ne scaturisce una cura che ha del bello! Educare attraverso la lente dei bisogni, non è più semplice. E’ più bello.
L’adulto che sceglie di educare guardando ai bisogni ha scelto di agire non sulla base degli stereotipi dell’educazione, o sulle idee pseudo educative o su una educazione moralizzante, castrante, monotematica ed unidirezionale. L’adulto che educa orientandosi ai bisogni, spinge il suo sguardo dentro le cose, non sopra le cose. Ha voglia di guardarsi dentro, in una società che scappa dall’interiorità, questi adulti si soffermano a sentire. Guardare dentro le cose, dentro di noi, dentro nostro figlio ci permette di cogliere invece che “correre”, ci permette di percepire invece che puntare a cosa dire (tanto dire).
Il B.E.M. ci educa a questa sensibilità. Imparare a sentire e a sentirsi. Quello che sto dicendo da quale bisogno è mosso? Quello che sto facendo da quale bisogno è mosso? Il comportamento di mia figlia, da quale bisogno è mosso? Quando abbiamo compreso un bisogno, abbiamo toccato la parte più preziosa della nostra interiorità. Nulla è più sensibile del sentir vibrare quell’energia unica che se riconosciuta ci aiuta a riconoscerci, a comprenderci teneramente, ad accoglierci per come siamo e sentiamo. La logica dei bisogni ci forma a diventare particolarmente ricettivi, diventiamo capaci di recepire stimoli che altrimenti trascuriamo.
Il termine “sensibile” tuttavia ha anche un’altra accezione: indica qualcosa di particolarmente rilevante. Cioè l’educazione non si spreca per cose irrilevanti, non tratta l’inutile. Mette al centro questioni rilevanti. L’atto educativo più bello (semmai ce ne fosse uno su tutti) è quello in grado di cogliere il “punto sensibile”, la “questione rilevante”. In questo senso il B.E.M. ci aiuta sentire proprio quel punto. Fra le tante cose che avanzano e si avvertono, quando puntiamo ad un bisogno perchè colto, non sbagliamo mai. Non stiamo trattando una cosa qualunque, una questione qualunque ma la questione.
La domanda su quale genitore voglio diventare è una delle domande più serie nella vita di un adulto. Purtroppo è una domanda ci cui ci occupiamo poco. Sembra strano, ma non esistono percorsi per i neo-genitori che li aiutino sin da subito a sentirsi bene nel proprio ruolo o ad affrontare le potenziali crisi che incontreranno. Non ci sono spazi dove sia possibile affrontare con calma il dubbio pedagogico. E quando questo dubbio non è ascoltato, si trasforma in preoccupazione, ansia o autosvalutazione; la coppia o il singolo genitore inizia ad usare modalità disfunzionali con sé o con i figli, indebolendo la coppia stessa o lo sviluppo evolutivo dei figli. I genitori si sentono abbandonati, lasciati soli, cercano “suggerimenti” dal mondo esterno senza trovare luoghi che li aiutino a risintonizzarsi sui propri bisogni, sulle proprie questioni rilevanti.
Ecco ora che ci siamo chiariti anche su questo anello mancante, diventa più chiaro perchè l’educazione è l’atto più bello che l’uomo può compiere: essa è l’intenzione di mettere al centro le questioni rilevanti. Potremmo anche dire, educare è l’atto bello con cui ci prendiamo cura dei nostri bisogni. Genitori e figli.
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Ivano M. Orofino